Esposizione


ESPOSIZIONE MUSEALE


GLI OLI: PRIMO PIANO – CORRIDOIO

La produzione di tele ad olio è costituita da un numero ristrettissimo di esemplari, tutti risalenti al periodo tra la fine degli anni ’10 e l’inizio dei ’20. La predilezione per la scultura è comunque evidente, tanto che l’impianto plastico di questi corpi, bloccati in pose e gesti di un antico rituale agreste, risulta il corrispettivo pittorico di sculture coeve.


SEZIONE SCULTURA: PRIMO PIANO – SALA III

“Quando si rappresenta una cosa con la forma principale della sua intimità o della sua essenza, essa acquista maggiore potenzialità” (G.Gorni, 5 quaderni, racconti brevi, appunti)

Le sculture, modellate con l’argilla del Po, imprigionano la forza della terra rendendo le pose cariche di vigore e passione. I ritratti, poi, mostrano la volontà dell’artista di raccontare di sé e dei propri affetti, catturandone l’intimità attraverso la vibrazione del segno. Gorni ha affidato alle sue figure una forza comunicativa in grado di superare la parola tramite i gesti e gli sguardi.

Gli anni Trenta

“tentai di unire la scultura con oggetti veri tanto da ottenere composizioni di immediata e facile comprensione, in modo che l’opera così concepita appartenese ad un vasto pubblico e non fosse ristretta a pochi”

L’intenzione dell’artista è di riuscire ad esprimere al massimo la naturalezza e quindi la semplice e diretta verità delle cose rappresentate. La sedia impagliata è soltanto uno strumento necessario all’immedesimazione dello spettatore così che il soggetto raffigurato non sia più soltanto un ragazzo appoggiato all’alzata di una sedia, ma diventi I dispiaceri di Salve, il figlio maggiore di Gorni.

In Ragazzo ai burattini lo scultore immortala l’atteggiamento meravigliato del ragazzo: gli occhi e la bocca sono spalancati e le gambe e le braccia inerti di fronte ad uno spettacolo che noi possiamo solo immaginare nel momento in cui entriamo nello stesso spazio del soggetto.

La ricerca plastica

I soggetti sorgono dalla memoria viva dei luoghi e della gente della sua campagna, dove i contadini curvi sul lavoro o seduti a riposo hanno le stesse forme di tronchi d’albero dalla corteccia dura e rugosa, carica di luce e fasciata d’ombra. Gorni non rappresenta situazioni di guerra pur avendole vissute in prima persona, ma cerca nel passato la via di fuga a tanta angoscia.

La ricerca plastica nelle opere legate al secondo dopoguerra, tra la fine degli anni ’40 e gli anni ’50, è determinata dal gioco dei volumi pieni e vuoti che sono molto vicini alle coeve sperimentazioni di Martini e di Moore.

Le sculture sono intrise di una pesantezza psicologica che non è più semplicemente dell’artista ma dell’intero cosmo: le figure delineate in ampi scialli sono in attesa , con una lavorazione palpitante e ondulatoria dell’argilla, che annulla la nitidezza dei contorni.

In questi anni Gorni partecipa al Premio Suzzara vincendo il premio per la scultura nell’anno di nascita del Premio, il 1946.


SEZIONE SCULTURA: PRIMO PIANO – SALA IV

L’essenza della donna gorniana si trova nella rappresentazione di fianchi larghi e morbidi e di un seno prosperoso, simboli della fertilità e della forza procreatrice della natura incarnata nel sesso femminile. E’ il periodo in cui Gorni ritorna a Nuvolato dopo gli anni vissuti nella provincia milanese, dove si è trasferito con la famiglia per questioni di lavoro : “dieci anni di grande sacrificio: i più duri della mia vita “ affermerà.

I temi prevalenti della sua maturata poetica sono gelsi, zucche, animali, uomini e donne di tenera umanità.

Una riflessione speciale va dedicata ai grandi disegni su cartone e pannelli di grosse dimensioni e alla particolarità delle opere parietali disseminate nel paese, nel concetto stesso di museo diffuso.


SEZIONE GRAFICA: SECONDO PIANO – SALA I

I disegni testimoniano l’articolata evoluzione della coscienza artistica gorniana nella sua prima formazione e ci aprono le porte verso un mondo noto alla realtà della Bassa Padana, popolate di vacche e contadini, fatta di gesti quotidiani, di piccoli affetti, mostrati con la forza e l’intensità di chi ha trovato la giusta chiave di lettura.

Disegni di Hajmasker

“Nella lontananza, nella solitudine, nel dolore nacquero tutti i miei disegni di prigionia” (G.Gorni, Brevi note sulla mia vita, 1968)

Nel periodo trascorso nel lager l’artista produce disegni in cui le sagome degli uomini sono concepite in termini di sculture: perdono la loro identità per unificarsi in una sorta di manichini isolati o dialoganti, riferibili ai dipinti coevi di Carrà o De Chirico, privi di descrizioni fisionomiche e ingabbiate in reticoli che circoscrivono i corpi con segni spessi.

Disegni di Saracena

Il soggiorno ospedaliero nel paese di Saracena determina la ritrovata speranza dell’artista nella vita. Le scene si fanno più ariose, i soggetti diventano contadini e donne nei loro luoghi di vita. Gorni mostra di aver maturato un nuovo equilibrio nella rappresentazione espressiva dei suoi personaggi e rievoca soprattutto nelle donne di Saracena le figure legate ai suoi ricordi d’infanzia.

Disegni di Nuvolato e di Parigi

Nei primi anni ’20 i disegni presentano influenze tardo ottocentesche, soprattutto provenienti dal pittore realista Millet, nelle quali si inserisce il segno espressionista, valorizzando anche lo spazio bianco nel quale sono inserite le figure. L’aspetto e la postura di questi contadini sono slegati dalla sensazione di sforzo fisico dei lavori campestri e diventano dei modelli greci di potenza fisica e psicologica: il bracciante che tiene la pala come una lancia può sembrare un cavaliere, un novello san Giorgio.

Disegni dal vero

Al ritorno da Parigi l’artista si concentra sulla forma della figura e sulla capacità espressiva di questa in rapporto allo spazio: affida alle sue figure una forza comunicativa e cognitiva in grado di superare la parola tramite i gesti e gli sguardi. La carica emotiva è determinata dalle pose metafisiche e dagli occhi chiusi o, al contrario, spalancati e assenti dei fanciulli.


SEZIONE GRAFICA: SECONDO PIANO – SALA II

Incisioni, schizzi mostrano la volontà di Gorni di provarsi in ogni campo dell’arte per trovare la giusta intensità espressiva. Queste opere testimoniano l’avvenuta costruzione di una personalissima riflessione che coinvolge anche la scultura, nella sintesi della forma sospesa tra il vuoto e il pieno.

Sezione calcografica

Dal 1924 al 1927 feci l’esperienza dell’acquaforte e della xilografia. Abbandonai la pittura e mi dedicai alla scultura: feci ritratti e figure a tutto tondo; studiai il manifesto pubblicitario; eseguii i primi graffiti a colore su case a Nuvolato” (G.Gorni, Brevi note sulla mia vita, 1968)

Lo studio dal vero e l’esperienza calcografica divengono momenti salienti della formazione artistica di Giuseppe Gorni; l’interesse per lo spazio da far vivere e lo studio della figura nell’ambiente circostante diventa un nodo cruciale del suo produrre arte.

La serie delle 10 incisioni de Le Georgiche racconta le vicende quotidiane dei contadini attraverso la lettura di alcuni passi dell’omonimo testo di Virgilio; il quale nasce dall’idea di formulare un prontuario utile ai lavoratori dei campi, capace di descrivere le tecniche di coltivazione, di allevamento degli animali e la cura di ogni frutto della terra. Gorni recupera il concetto di amorosa cura della Natura nella volontà di solidificare il rapporto dell’Uomo con Essa, basato sulla fatica e sacralità del lavoro, della famiglia e della casa.

Taccuini della seconda Guerra Mondiale

I disegni risalenti alla seconda guerra mondiale mostrano figure dense di tensione, dalle superfici increspate, enfatizzate dalle ampie aree buie create dai mantelli e dalle vesti di uomini e donne senza volto: sono i prigionieri della campagna russa e svizzera, rappresentati allo stesso modo dei contadini dell’atmosfera padana. La struttura delle figure è massiccia; esse sono delineate da lunghi segni verticali , con linee ingarbugliate che creano lo sfondo, un fazzoletto copre la testa delle donne dal volto completamente in ombra, quasi a coprire di pudore i sentimenti più tristi.

Gli anni della maturità

I disegni si fanno più grandi, su larghi fogli che superano il metro quadrato oppure ancora di dimensioni più modeste ma con soggetti ingombranti, contadini rappresentati nella quotidianità della vita di paese e nei campi. Emerge, comunque, una maturità espressiva e una raggiunta pace interiore, in grado di condurre la narrazione della storia dell’Uomo alla sua essenza.